Post 26 maggio 2024
A Certosa è stato inaugurato il MUCE, il museo ha sede in un suggestivo complesso monastico medioevale e racconta la storia della Val Policevera.
Post 25 febbraio 2024
Post 6 aprile 2022
Post 14 dicembre 2021
Oggi a proteggere il faro ci sono due bellissimi falchi, soprannominati “Zena”, dal nome della città, e “Cris”, diminutivo di Cristoforo. I due uccelli, ogni anno, hanno almeno due piccoli (3 nel 2015), e sono seguiti dalla LIPU. In caso di necessità di soccorso, soprattutto dei piccoli, quando imparano a volare, l’ENPA Genova interviene prontamente con i suoi volontari. 🦅
📍 Rapidissimo, soprattutto in picchiata, il falco pellegrino è considerato l’animale più veloce in natura. Nei secoli gli uomini lo hanno adorato, temuto e purtroppo molto spesso anche sfruttato e perseguitato. Il falco pellegrino (Falco peregrinus) prende il nome dal piumaggio sul capo, che ricorda un copricapo scuro molto simile ai cappucci che, nel Medioevo, indossavano i pellegrini mentre compivano lunghissimi e impervi viaggi lungo le vie della devozione in tutta Europa. 🌍
Post 9 ottobre 2021
Post 25 gennaio 2021
Post 15 dicembre 2020
Da li in poi si hanno notizie a cominciare dal 1254, di rimaneggiamenti atti ad ingrandirla a causa dell'aumento della popolazione, tanto che nel 1730 la chiesa sarà di ben tre navate e sette altari. Demolita nel 1844, ne sorse una nuova, ad una sola navata lunga quarantadue metri, otto altari oltre il maggiore e un campanile alto cinquantadue metri in stile barocco.
Della primitiva chiesa rimane solo un tabernacolo murale.
All'interno marmi policromi intarsiati, due grandi tele di Santino Tagliafichi e Francesco Baratta, una preziosa reliquia di S. Maria Salome, e un pregevole Cristo moro processionale, probabilmente d'ambito del Maragliano.
Un'altra chicca genovese...
Post 28 marzo 2019
Le aiuole dei tempi d’oro torneranno in viale Brigate Partigiane. I giardini di Genova erano un orgoglio in Italia e in Europa. Da tempo la rinascita delle aiuole viene chiesta a gran voce dai cittadini, non solo della Foce, e viene considerata uno dei simboli della desiderata rinascita della città.
Post 18 settembre 2018
Nel quartiere di Carignano alla confluenza fra Corso Podestà e Via Mura di S. Chiara scende la sinuosa ed elegante scalinata Camillo Poli. Uno spazio un tempo occupato dalle imponenti mura cinquecentesche del Prato, delle Cappuccine e di Santa Chiara, con i possenti bastioni che dominano la parte di Levante del centro affacciati sull’odierna Piazza della Vittoria.
“L’ultimo tratto della scalinata visto dal basso”. Foto di Leti Gagge.
Lo scalone è intitolato al medico piemontese di nascita, ma genovese d’adozione, fondatore dell’associazione genovese contro la tubercolosi (1905 – 1973) malattia della quale si occupò
tutta la vita. L’opera venne costruita nell’ambito dei lavori di risistemazione di Piazza della Vittoria negli anni ’30 presentati da Marcello Piacentini, il progettista esponente di
spicco dell’architettura razionalista. Questi la concepì in stile neo liberty con lo scopo di fornire un coreografico e aulico collegamento alla zona delle Fronti Basse della zona attigua
al Bisagno, con la soprastante collina di Carignano.
La scelta della forma ellittica accentua il carattere neo barocco della composizione di chiara ispirazione romana. Tale geometria nel linguaggio propagandistico romano era destinato agli anfiteatri e, in genere, agli spazi celebrativi della magnificenza dell’impero; ellittici sono i viali di circonvallazione attorno al monumento ai caduti; è pseudo ellittico il segno imposto su piazza Verdi per rendere più morbide le linee di uno spazio irregolare, geometrizzato dal rigore dei palazzi porticati, naturale prosecuzione di quelli di via San Vincenzo.
“L’inizio della discesa. Genova s’intravede sopra la ringhiera”. Foto di Leti Gagge.
A me che ho frequentato il quartiere per 25 anni, scendendo i gradini di Scalinata Poli, sovvengono gli struggenti versi della lirica di Eugenio
Montale “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale” (1967). Struggente come è il ricordo degli occhi cerulei di mia madre l’ultima volta che l’ho accompagnata per una
visita al vicino Ospedale Galliera.
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue”.
Post 25 giugno 2018
Dedichiamo un bel panorama di #Zena a tutti i nostri amici virtuali e non che ci seguono con affetto
Post 9 gennaio 2018
Il borgo di Boccadasse è una dei panorami più suggestivi di Genova per i Genovesi e per i turisti: un piccolo pezzo di Riviera in città con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccola baia.
Gelaterie, ristoranti e piccole gallerie d'arte completano la bellezza del borgo fermo nel tempo, dominato dall'alto dalla Chiesa di Sant'Antonio di Padova e dalla piazzetta panoramica intitolata al poeta Edoardo Firpo.
Da Boccadasse è piacevole percorrere alcune "crêuze", che lo collegano a capo di S. Chiara e proseguendo all'altro borgo di Vernazzola. La foto poetica che segue è gentilmente concessa da Lino Canizzaro.
Post 2 settembre 2017
Genova ospitò i Beatles il 26 giugno 1965. La loro musica riecheggia ancora a Genova grazie ai Plastic Onion Band. Fondati da Davide Canazza, la loro missione è quella di ricreare in chiave
attuale quello che avrebbe potuto essere il programmato tour live di Lennon nel 1981, se il destino non l’avesse portato via quel tragico 8 dicembre del 1980... Chi era John Lennon e perché
l’America aveva paura di lui? La prima risposta è fin troppo ovvia: la seconda è contenuta in The U.S. vs. John Lennon, un documentario firmato da David Leaf e John Scheinfeld.
Post 25 maggio 2017
Vi proponiamo la lettura di una bellissima poesia che ci ha inoltrato Fernanda Strack dal Brasile. Il testo originale è in portoghese.
Grazie Fernanda!
ll tramonto a Genova
La chiamano cittá transitoria
Cittá da dove si parte
Cittá dove si ritorna
Sono appena arrivata e devo già partire
Qua, non voglio transitare
Ma si, per sempre rimanere
Ho adottato questa città
per vivere la umanità
ammirare la sua bellezza
sentire la natura
che me riempie di certezza
Certezza che me fá venir voglia di restare
Certezza che me fá venir voglia di amare
Qua me sono buttata prima con
l’anima
Tale era la mia immersione
Che qui è venuto anche il mio cuore
Qua io mi limito al mio infinito
Penso che qua,
sono sempre stata ancorata
per questo qua mi sento amata
Amata da una terra
che mi abbraccia da una altra era
un abbraccio che mi ha portato fuori dal buio
E che mi ha fatto credere in un futuro
A te Genova, darò i miei tramonti
per nelle albe
vedere il tuo sole che si rinnova.
Fernanda Strack
Post 19 aprile 2017
"Je m’appelle Hervé, je vis dans les Alpes de Haute-Provence. Je voue un attachement particulier à la ville de Gênes. De par mes périples de voyageurs, et mes activités de photographes, j’ai la chance de pouvoir y séjourner régulièrement. J’y ai des amis, des projets, c’est un peu une part de ma vie...
Gênes est la sœur jumelle de Marseille, métropole du Sud de la France où j’ai aussi vécu plusieurs années. Je m’y sens donc à l’aise comme si j’étais chez moi. J’adore le mouvement d’énergie permanente propre aux villes portuaires, auquel s’ajoute le caractère expansif de la mentalité latine. Cela confère à l’espace urbain une âme véritable, qui crée en moi un fort sentiment d’appartenance et d’attachement.
Cette variété de couleurs, de bruits, tout ce foisonnement de vie urbaine, reflet d’une perpétuelle mutation, agit sur moi comme un déséquilibre permanent. Dans l’impossibilité de rester statique, cela m’invite nécessairement à ma propre remise en cause. La vie qui bat au cœur des rues de la ville et du port de Gênes m’offre la possibilité de ma transmutation personnelle. Bien peu de villes ont cet effet sur moi. C’est pour cela que j’adore Gênes, voilà !"
" mi chiamo Hervé, vivo nelle Alpi dell'alta Provenza. Ho dedicato un particolare impegno alla città di Genova. Con i miei viaggi di viaggiatori, e le mie attività di fotografi, ho la possibilità di poter soggiornare regolarmente. Ci sono amici, progetti, e 'un po' una parte della mia vita...
Genova è la sorella gemella di Marsiglia, metropoli del sud della Francia dove ho vissuto anche diversi anni. Mi sento a mio agio come se fossi a casa. Amo il movimento di energia permanente delle città portuali, al quale si aggiunge il carattere espansiva della mentalità latina. Ciò conferisce allo spazio urbano un'anima vera, che crea in me un forte senso di appartenenza e di attaccamento.
Questa varietà di colori, rumori, tutto questo laminazione di vita urbana, riflesso di una perpetua mutazione, agisce su di me come uno squilibrio permanente. Nell'impossibilità di rimanere statica, ciò mi porta necessariamente alla mia rimessa in discussione. La vita che batte nel cuore delle strade della città e del porto di Genova mi offre la possibilità della mia trasmutazione personale. Molte città hanno questo effetto su di me. E ' per questo che adoro Genova, ecco!"
Post 5 aprile 2017
Mi chiamo Samia, Nel '98 ad appena 12 anni, dal Marocco, in un viaggio da sola, atterrai nella mia nuova vita.. non ero consapevole di quanto mi sarei innamorata di questa città. Se sono genovese?sì, lo sono.. Genova mi ha adottato. Ho trovato una società generosa, con una cultura immensa, bellezze e storie che fanno gola a tutto il mondo.. oggi mi occupo di servizi alla persona e di social media.
Post 30 marzo 2017
Ciao, mi sono ritrovata catapultata nella meravigliosa Genova 27 anni fa e, ancora adesso, scopro cose di lei che mi lasciano senza fiato: le chiese antiche, da dove proviene il suono delle campane che è sempre presente, i vicoli con i suoi negozi pittoreschi, il suo mare sempre blu e le sue fresche colline. Amo Genova e la sua gente: un po’ chiusa ma, quando ti apre il cuore… ci rimani per sempre. E’ una città che mi ha dato tanto: una famiglia fantastica e, dopo tanto tempo, il mio Atelier di moda femminile. Sono Carla Denegri, peruviana di nascita e Genovese di adozione.