".. la freccia rimbalzo' sulla placca metallica della sua cintura. Fu in quel momento che quegli uomini e quelle donne si inginocchiarono al suo cospetto".
La storia di Giovan Battista Cerruti, esploratore ligure nato a Varazze nel 1850.
Nel volume dal titolo "Nel Paese dei Veleni / Fra i Sakai", raccontava fedelmente la sua esperienza di convivenza con la tribù.
clicca sull'immagine per leggere l'articolo
Post 10 gennaio 2019
Cristoforo Colombo, l’illustre navigatore è forse il più noto e il più emblematico personaggio della storia cittadina: il grande navigatore, il temerario ammiraglio delle Caravelle, colui che ha cambiato la storia e segnato il passaggio dall’epoca antica a quella moderna. Uomo di umili origini, fu colui che convinse alla folle impresa la corona di Spagna e trattò della sua impresa con il papa Innocenzo VIII. Colombo organizzò una spedizione impossibile cercando l’oriente a occidente, attraversando l’oceano con una bussola, un sestante e delle barche a vela. Prima di lui l’idea del mondo era ancora fantasiosa e parziale, non esisteva la stampa a caratteri mobili, non era stato inventato il cannocchiale, e più in là, oltre l’oceano, si riteneva esistesse uno spazio mitologico pieno di mostri e forse ancora più in là il paradiso terrestre.
E allora l’immagine del personaggio di Colombo non può che essere quella di un grande esploratore, un sapiente navigatore, colui che seppe leggere i venti e interpretare le correnti, colui che affrontò il mare in tempesta. E così che uno scultore può rappresentarne la forza, il coraggio, la sapienza, l’astuzia, l’esperienza. Ma poi si arriva qui, nel cuore di Genova, nel Museo del Castello D’Albertis e ci si trova di fronte ad un capolavoro assoluto.
“Colombo Giovinetto” è sconcertante.
La piccola statua di Monteverdi scolpita nel 1872 ha una sua inquietante perfezione.
E’ un altro Colombo rispetto a quello che ci tramandano i libri di storia. E’ un Colombo che ci sorprende e che ci suggerisce parole inaspettate: giovinezza, freschezza, ingenuità, bellezza.
E’ rappresentato un adolescente che ancora non conosce la vita ma ci crede, si fida e si offre al futuro con aria trasognata E’ un bocciolo di rosa che ci guarda, malizioso, accattivante, capace di quella ingenuità sfacciatamente seduttiva che hanno coloro che sono appena usciti dal vestito dell’infanzia per indossare ancora confusamente l’abito adulto. Ha un viso dolcissimo il Colombo giovinetto e un corpo esile, liscio, sinuoso, ancora in bilico tra forma maschile e femminile. Qualcosa di sacro e di profano è nella statua che esercita un’attrazione mistica ed erotica in chi la guarda, così come solo pochi capolavori sanno fare. La statua che guarda il mare è una rappresentazione quasi intima e nascosta del grande navigatore, come fosse la sua anima. Il luogo che la ospita è un castello meraviglioso che fu la dimora del capitano D’Albertis, un genovese facoltoso, colto ed eclettico, che alla fine dell’800 raccolse materiale etnografico dai suoi numerosi viaggi tra Africa, Asia e America.
Solo la storia di un uomo tanto geniale quanto originale come il Capitano D’Albertis può forse svelare il mistero della bellezza di quella scultura; il capitano, (che fu anche tra i fondatori del primo Yacht club d'Italia nel 1879), era uno studioso appassionato e devoto del personaggio di Colombo. Arrivò persino a ripercorrere l’intera rotta con delle navi ricostruite secondo quelle dell’epoca e con gli stessi mezzi tecnologici del 1492. Il Capitano ispirò le decorazioni della sua casa all’impresa della scoperta dell’America e provò un amore sconfinato per Cristoforo Colombo. Ecco il vero significato della statua di “Cristoforo Colombo Giovinetto”: essa rappresenta l’amore, quello totale, puro, incondizionato, ingiustificato, incomprensibile, senza necessità di alcun ritorno o corrispondenza. E a questo spettacolo non siamo abituati.
Elena Siri
http://www.museidigenova.it/it/content/castello-dalbertis
Post 16 settembre 2018
Prendete una famiglia albanese, fuggita dal proprio paese e costretta in schiavitù nel capoluogo ligure: lasciatela lavorare, datele modo di esprimersi, di comunicare, di integrarsi. E scoprirete che anche quello è il nostro sangue, la nostra storia. Che siamo tutti un po' albanesi. Era il 1389 quando Giorgio da Durazzo salì a bordo di una nave genovese, barattando quel traghettare con la libertà. Una volta nel capoluogo ligure riuscì ad affrancarsi, supplicando il doge Antoniotto Adorno. Cominciava la saga di una famiglia «genovese» divenuta nobile e che regalerà 9 dogi, 2 cardinali, 5 vescovi, 16 ambasciatori e 30 senatori. Una storia ben raccontata dalla marchesa Angela Romana Valenti Durazzo, autrice di un libro affascinante - «I Durazzo. Da schiavi a dogi della Repubblica di Genova»
(Fonte: La Repubblica 29.9.04 - m.cal.)
Post 30 luglio 2018
Il "Pinguino" nasce a Genova e Gerolamo Boero della gelateria Giumin di Nervi ne è stato l’ inventore.
“Tutto è nato quasi per gioco, per caso - sottolinea Gerolamo Boero, 91 anni, titolare del locale e per tutti “Giumin” - Ero poco più di un ragazzo e passeggiando per il centro di Genova mi
sono imbattuto in un ferramenta. Sono entrato e dopo essere stato incuriosito da tre forme di acciaio le ho comprate. Arrivato nella latteria di mia nonna ho montato la panna per fare la
crema e l’ho unita al cioccolato croccante. Da quel giorno è nato il Pinguino, che all’inizio però si chiamava Macallè».
In principio il gelato prese il nome da una storica vittoria italiana nel conflitto in Etiopia, a Macallè appunto. «Ma quando perdemmo la guerra - spiega il titolare - non poteva più portare
quel nome, così lo chiamai Pinguino».
Il marchio, adesso in possesso e registrato dalla Motta, vanta l’esclusiva. «Ma in realtà - sottolinea Giumin - è opera mia, l’ho inventato io. Il signor Motta era nostro cliente e veniva in
vacanza a Nervi. Curiosava nel mio laboratorio, fino a quando un giorno mi chiese la ricetta. Io gli spiegai il procedimento senza problemi, anche perchè l’imprenditore si occupava di
panettoni. Finita la guerra la sua azienda cominciò a fare anche il gelato ed ecco che la mia invenzione fu conosciuta nel mondo come Mottarello».
(Intervista del 13 luglio 2012 – autore Matteo Sacco del Secolo xix . Gerolamo Boero è mancato nel gennaio del 2015)
Post 28 luglio 2018
Nel 1828 i quattro fratelli Klainguti, pasticceri svizzeri di Pontresina, si trovano a Genova per imbarcarsi per l’America in cerca di fortuna. Per qualche motivo il viaggio viene rimandato e
i fratelli cominciano a esercitare l’arte pasticciera in questa bottega che, gestita oggi dalla famiglia Ubaldi, ci riporta indietro nel tempo. I Klainguti hanno lasciato varie specialità: la
torta Engadina, la torta Zena, la sacripantina e mille altre golosità. Il locale fu salotto culturale per la buona società cittadina, frequentato da Giuseppe Verdi per il quale i Klainguti
creano una particolare brioche chiamata Falstaff. Verdi ringrazia con un biglietto incorniciato sopra il bancone dei dolci: Cari Klainguti, grazie dei Falstaff. Buonissimi... molto migliori
del mio!
(fonte: Botteghe storiche di Genova)
Post 18 luglio 2018
Lazzaro Brigneti, nato a Camogli nel 1849, fu uno dei più formidabili ed esperti capitani di mare del primo Novecento. Le traversate dell'Oceano Pacifico furono quelle che gli diedero maggior fama e lodi su tutti i periodici marittimi ed internazionali dell'epoca. Soprattutto la sua abilità manovriera costituì motivo di vasta riconoscenza e gli permise di concludere molti viaggi oceanici nel minimo tempo mai registrato. Possiamo perciò immaginare Brigneti mentre impartiva ordini fermi e precisi per la manovra delle vele durante un tempestoso passaggio di Capo Horn ed il suo equipaggio che, ormai super addestrato al lavoro di squadra con lui, li eseguiva con tecnica perfetta.
P.s. Capo Horn...una interessante pratica marinara è quella dell’orecchino d’oro che è possibile portare all’orecchio dopo il passaggio di Capo Horn. L’orecchino si può portare a destra o sinistra se si è lasciati il Capo a dritta o a sinistra, quindi con maggior rispetto verso chi lo porta a destra, dato che lo ha superato controvento.
Post 27 gennaio 2018
Gilberto Govi e' stato il piu' grande attore ed interprete della tradizione genovese nel '900. Noto anche in Sud America per aver fatto tourné per i migranti liguri, lo ricordiamo per i personaggi e i modi di dire che ha fatto entrare nella storia del costume. La sua mimica facciale, le sue pause ad effetto, il suo eloquio zeneize hanno portato le sue divertentissime "macchiette" sui palchi teatrali italiani e in televisione. Da lui discende la tradizione dialettale che molte compagnie teatrali oggi portano avanti per tenere viva la nostra lingua!
Post 29 gennaio 2018
Il Doge ai tempi della Repubblica di Genova era un vero monarca assoluto che viveva recluso in un fastoso palazzo, il Ducale, dove operava per la durata del suo mandato. La storia che oggi vi riportiamo e' ambientata ai tempi del Re Sole, quando il destino della citta' venne segnato da un pauroso bombardamento, a cui segui' la visita forzata del Doge a Versailles. Nel leggere questo aneddoto ricordate che i Dogi erano uomini ricchi, abituati ai fasti di una corte diffusa, dove circolavano i piu' grandi artisti dell'epoca. Ecco fatta la premessa, siete pronti per appassionarvi al pezzo di Andrea Carotenuto.
Post 20 gennaio 2018
A metà del diciannovesimo secolo a Framura c'era un lontano nostro parente di cognome Guidobono che era quasi esattamente Giuseppe Garibaldi. È stato reclutato dalla causa di indipendenza italiana per essere il suo doppio. Fu addestrato a parlare, le espressioni e le posizioni del vero Garibaldi. Mentre il vero era in riunioni importanti, il suo doppio diede discorsi infuocati pieni di rabbia e convinzioni patriottiche, per cui fu rallegrato. Nei suoi ultimi giorni, Guidobono aveva la piena convinzione di essere il vero Garibaldi.
Post 17 gennaio 2018
Le "Mura di Malapaga" sono il camminamento di ronda delle antiche mura di Genova. Questo nome deriva da una prigione, denominata appunto Malapaga e costruita nel 1269, all’interno della quale venivano rinchiusi i cattivi pagatori e gli insolventi. Ma le "Mura di Malapaga" sono anche un film francese con Jean Gabin che fu premiato al festival di Cannes, che vinse l'Oscar come miglior film straniero e che negli anni 60 fece conoscere Genova e il suo centro storico in tutto il mondo.
Inoltre..."Le Mura di Malapaga" sono anche una ottima braceria situata in Via del Molo 57r.
Post 11 gennaio 2018
Giambattista Scala (Chiavari 1817-1876). Capitano marittimo ed esploratore, percorse l’Africa e l’America del Sud, dove conobbe la triste realtà del commercio degli schiavi; a Lagos si impegnò concretamente per sostituire la tratta di uomini con il commercio di prodotti locali (rum, olio di palma, oggetti artigianali), facendo della città un emporio commerciale importante. Fu così che Cavour lo nominò là console del Regno di Sardegna. Continuò le sue esplorazioni in Niger, raggiunse Abeockuta, dove il re locale gli chiese di costruire una fattoria e di impiantare un’attività commerciale sul modello di quella di Lagos, per contrastare anche qui il commercio degli schiavi. Nel Regno di Orobu scoprì la pianta che produceva il sego vegetale, commercializzato per produrre pomate, candele e sapone. Nel 1862 pubblicò a Genova le sue memorie di viaggio.
Post scriptum:
La tratta degli schiavi africani verso le colonie americane era regolata da un contratto governativo detto asiento ossia “accordo”.
L'asiento era monopolio della Spagna che ne concesse l'esercizio nel XVI sec. ai Genovesi, nel XVII sec. ai Portoghesi, poi agli Olandesi e, con il Trattato di Utrecht (1713), alla Gran Bretagna, che per trent'anni lo esercitò attraverso la Compagnia dei Mari del Sud. Abolito dalla Spagna nel 1759, l'asiento fu liberalizzato. Nel XVII sec. motivi ideali (quali il riconoscimento dei diritti naturali dell'uomo) e politicoeconomici (meccanicizzazione del lavoro) furono alla base del lento processo di abolizione della schiavitù culminato nella delibera della Società delle Nazioni del 1926, che la mise fuorilegge.
Post 7 novembre 2017
Nell’immaginario collettivo del passato Genova era una città di marmo. Alla formazione di questo concetto concorsero fattori naturali, economici, sociali, storici e artistici. Tonnellate di marmo proveniente dalle cave locali (il marmo di Pietralavezzara nell'alta Val Polcevera era molto apprezzato), italiane ed europee giungeva a Genova via terra e soprattutto via mare e qui veniva scaricato. A breve distanza vi erano le botteghe dei “marmorari” che ne avrebbero curato la lavorazione. L'enorme quantità di marmo che qui si ritrovava nelle più svariate forme meravigliava lo straniero che nei secoli passati visitava per la prima volta la Superba.
Post 7 novembre 2017
Sister Blandina (1850 - 1941) , la suora ligure del Far West, partì bambina da Cicagna un paesino dietro Rapallo da cui partirono tanti emigranti.
Nel 1868 prende i voti ed entra nell’ordine delle Sisters of Charity.
Ma non rimane nella civile Cincinnati, sarà missionaria di frontiera dove vivevano le tribù indiane degli Apaches e dei Comanche, abbandonate a se stesse in uno stato di miseria, dove fioriva la
criminalità. Tra questi criminali si distingueva Billy the Kid, che sister Blandina assistette e conobbe. Non condannare, capire, perdonare, aiutare, questo era il suo spirito. Si batté a lungo
contro le ingiustizie compiute ai danni dei nativi americani. Tornata anziana a Cincinnati, lavorò fino alla morte fra la comunità degli immigrati italiani.
Ancora oggi "Sister Blandina" è ricordata negli USA e la sua vita di religiosa è stata da lei stessa raccontata attraverso il diario "At the End of the Santa Fe Trail" basato sulle lettere da lei
scambiate con la sorella Giustina, anch'essa religiosa in Ohio.
Post 20 ottobre 2017
Nel 1853, nacque, per iniziativa del capitano Erasmo Schiaffino, la Società di Mutua Assicurazione Marittima Camogliese che copriva i rischi derivati dalle pericolose navigazioni di quel tempo.
Per far parte dell’associazione era richiesto, l’appartenenza a famiglia camogliese e la residenza in Camogli.
Nei primi anni gli iscritti erano 87, con 143 velieri. Già nel 1856 la sua flotta è composta da 580 imbarcazioni iscritte alla Mutua Assicurazione Marittima Camogliese, unica al mondo e composta
da un armamento doppio di quello del compartimento marittimo di Amburgo, la quale restò attiva fino al 1888. In quel periodo Camogli fu una delle maggiori potenze marittime mondiali, tanto da
meritarsi l’appellativo di “Città dei Mille Bianchi Velieri”.
Post 19 ottobre 2017
1452 febbraio Tunisi.
Othman, re di Tunisi, trasmette al governo genovese le proprie lagnanze in merito alle frodi commesse a suo danno da Lucchesio Spinola e da altri genovesi ed invia un ambasciatore con il dono di
due cavalli e un dromedario. Il documento originale è visibile alla mostra presso l'Archivio di Stato di Genova: Il Genovese - storia di una lingua . Dal 19 settembre al 2 dicembre.
Post 24 settembre 2017
"Ma se ghe penso" narra la storia di un genovese costretto a emigrare in America Latina in cerca di fortuna, evento socialmente molto comune tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Ritrovatosi
a pensare alla bellezza della sua città natale, sopraffatto dalla nostalgia, decide di ritornare contro il volere del figlio ormai ambientatosi.
Autore di "Ma se ghe penso" è stato Mario Cappello (Genova, 1895 – 1954) la cui fama si consolidò in occasione della Festa della canzone genovese nel 1925, manifestazione ideata dallo scrittore
Costanzo Carbone e dalla rivista letteraria "La Superba" che aveva sede in salita Pollaiuoli. Si cercava di far nascere a Genova una canzone d'autore in lingua genovese.
Cappello incise alcuni 78 giri destinati al mercato dell'America latina, dove più forte era la presenza di immigrati dall'Italia e dove fece diverse tournée di successo, tournée che favorirono
l'affermarsi della canzone genovese.
Post 19 settembre 2017
L'affetto verso la Madonna della Guardia e' forte in molte parti d'Italia ma quello dei discendenti di liguri oltre oceano ha qualcosa di incredibile.
Molto suggestiva la camera degli Ex Voto che affascina tutti , giovani e meno giovani, credenti e non credenti.
Post 12 settembre 2017
A Carloforte , nell'isola sarda di San Pietro, ancora oggi si parla l'antico genovese di Pegli la cui caratteristica più appariscente è l'oscuramento della vocale /a/ che in posizione di tonica
diventa /o.
Gli abitanti, giunti dalla colonia pegliese di Tabarka nel 1738, si organizzarono subito in una comunità in cui l'aiuto reciproco era la base della vita comune così come la salvaguardia del
linguaggio e delle tradizioni.
Ci sono tanti motivi per programmare una visita a Carloforte, qui si respira un'atmosfera unica. Nel caso consigliamo di fare un passo alla Cantina Tabarka.
Vino "ventu de mà", squisito!!
Bere freddo e con pesce.
Post 8 settembre 2017
"Sciallin", così era popolarmente soprannominata la famiglia Cereghino di Favale di Malvaro. Una famiglia di cantastorie dialettali che nella prima metà del XIX secolo si esibivano nelle piazze
dei borghi durante fiere e mercati. Dopo aver effettuato il "treppo", imbonimento per richiamare l'attenzione del pubblico, venivano cantate le canzoni e venduti i fogli volanti dove erano
trascritti i testi.
Questa comunita' apparteneva alla minoranza religiosa valdese e questo portò ad una vera e propria "guerra di religione" con tanto di atti di persecuzione, processi, condanne e reclusioni presso
il carcere di Chiavari con l'accusa ai valdesi di "offendere la religione di Stato del Regno di Sardegna". La "ferita" tra le due comunità religiose è stata definitivamente sanata nel gennaio
2013.
Post 3 settembre 2017
Dal 1911 al 1932 , era il Comunale di via del Piano. Poi terminati i lavori di ampliamento il nome cambiò. Il 1 gennaio 1933 venne inaugurato il nuovo stadio e con l'occasione venne intitolato a Luigi Ferraris (1887-1915), ingegnere, calciatore e capitano della squadra del Genoa, caduto durante la prima guerra mondiale. Durante la cerimonia di intitolazione dello stadio fu sotterrata, in prossimità della porta di gioco situata sotto la Gradinata Nord, la sua medaglia d'argento al valor militare. Luigi Ferraris era andato in guerra come volontario e cadde durante una missione in Val Posina.
Post 15 giugno 2017
La Langer Heinrich è una gru galleggiante attualmente in servizio nel porto di Genova (vincolata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali nel 2002), costruita in Germania nel 1915.
La tuga in coperta e i due locali sottocoperta ospitano gli alloggi del Comandante, del Direttore di Macchina, del Gruista, dei Tecnici e dei marinai. Oggi viene utilizzata anche per organizzare sul ponte di coperta spettacoli teatrali e concerti.
Nella foto la gru originale e un modellino in acciaio inox realizzato da Umberto Rogna , genovese esperto nella lavorazione dell' inox , del legno e vincitore di numerosi premi di modellismo.
Post 10 giugno 2017
Il pirata assale le navi per fini individuali. Il corsaro attaccava solo dietro autorizzazione del sovrano. Nella storia ligure ci sono famosi corsari, in svariate epoche. Famoso è il corsaro ligure Giuseppe Bavastro nato a Sampierdarena nel 1760, al servizio dei francesi in epoca napoleonica.
Il suo nome ed il suo coraggio passarono alla storia per un’impresa davvero eroica. Nel 1800, ogni notte una nave inglese s’avvicinava indisturbata al porto e lanciava proiettili di bombarde su Genova. Bavastro armò una vecchissima galea e con un pugno di uomini intrepidi, nelle tenebre della notte, uscì dal porto e mise la prua sulla nave inglese. Appena a tiro, armò i cannoni e fece fuoco. I colpi tagliarono in due lo scafo degli assedianti. Le navi inglesi che componevano il blocco non erano distanti e attaccarono a loro volta la vecchia galea che puntando sull’agilità riusciva ad evitare le cannonate. Agli inglesi non rimaneva che l'abbordaggio avendo per obiettivo la cattura di quello sfacciato corsaro. Bavastro fu circondato ma continuò a combattere in violenti corpo a corpo sul ponte della galea. Resistette ancora un’ora poi si tuffò in mare e sparì dalla vista del nemico. Da quella notte gli inglesi interruppero il loro stillicidio di cannonate notturne. “Gundun” (la cui etimologia sembra sia latina) fu il soprannome che i genovesi diedero a Bavastro.
Post 23 maggio 2017
Lo chiamano Mosè, e' di Riva Trigoso e il suo cantiere si trova a Casarza Ligure.
E’ il primo uomo a costruire da solo un Leudo, imbarcazione mercantile tipica ligure che risale a circa tre secoli fa.
I maestri d'ascia gli dicevano che da solo non ce l'avrebbe fatta e invece l'opera va avanti, giorno dopo giorno, secondo una tecnica da lui stesso elaborata e che , come ci racconta nell’intervista, gli piacerebbe trasmettere a qualcuno.
Mosè è un Capitano di lungo Corso, ex Ufficiale della Marina mercantile, che ha navigato in tutti gli Oceani e circumnavigato quattro volte il Capo di Buona Speranza.
I primi velieri di ferro, ci racconta, nascono in Inghilterra (il primo inventore guarda caso fu preso per pazzo) . Gli inglesi dicevano..."noi abbiamo navi di ferro e i liguri di legno, ma voi avete uomini di ferro"...
In questa breve intervista si può già capire che persona speciale sia . Oggi è stata una giornata fortunata, perché abbiamo incontrato Mosè.
Post 18 maggio 2017
Simon Boccanegra fu il primo doge della Repubblica di Genova, acclamato a vita il 23 dicembre 1339. Nel 1363 morì avvelenato. Giuseppe Verdi ne musico' la storia. I personaggi principali dell’Opera sembrano emergere dal mare stesso di Genova, monumentali ma soli, afflitti da demoni, incubi, ricordi e desideri. Il protagonista della vicenda, eterno altruista, non canta mai per sé: nei momenti “pubblici” parla il Doge Boccanegra (impressionante la sua invettiva contro il popolo bramoso di sangue “Plebe, patrizi, popolo dalla feroce storia!”), e Simone si apre solamente a pochi ed eletti personaggi, senza imprimere mai la sua autorità o il suo dolore sugli altri, ma sempre rispettando gli stati d’animo altrui. Fare il doge a quanto pare non era così semplice...
C’è una piazzetta nei "caruggi" lì c’era la sua casa e lì c’è una una targa a ricordo del suo illustre abitante: Simone Boccanegra, il primo Doge della Superba.
Post 16 maggio 2017
Nel 1190 Londra e l'nghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria. Per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. Ecco perché la Union Jack ha origine dalla bandiera di Genova (a cui si è sovrapposta quella scozzese e quella irlandese). A proposito di storia in comune... "pomodoro" in inglese si dice "tomato" come in genovese.
Post 12 maggio 2017
Post 9 maggio2017
L’8 luglio 1955, in un clima di entusiasmo generale, si svolse ai Parchi di Nervi il primo “Festival internazionale del balletto” con ospiti illustrissimi. Nel 1962 il Festival ospito' il balletto “Giselle” con Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn. Da qui passarono le maggiori compagnie di danza : Bolshoi, Kirov, San Francisco Ballet, Dance Theatre of Harlem.
Ekaterina Maximova , una delle più popolari e amate ballerine russe del 20° secolo, fu ospite di questo Festival. Se passate da Nervi andate a prendere un buon caffè dal Bar "da scian". Li troverete le scarpette da ballo originali della Maxinova e se siete fortunati il gestore vi racconterà qualche aneddoto, perché "da scian" si sono fermati tutti i più grandi artisti.
Post 2 aprile 2017
Ci sono tante storie negli Stati Uniti che hanno origini liguri, una di queste accade a San Francisco. George Moscone, senatore della California, era nato a San Francisco nel 1929 da una famiglia originaria di Fontanarossa, nella Val Trebbia. George Moscone fu sindaco della città di San Francisco fino al 1978, anno in cui fu ucciso da Dan White.
L’episodio è famoso. Quel 27 novembre 1978 l’ex poliziotto Dan White fece irruzione al City Hall di San Francisco e andò per prima cosa a parlare con il Sindaco. George Moscone, democratico di 49 anni che fin dall’inizio della sua carriera si era battuto per la causa dei poveri, degli emarginati e delle minoranze, aveva preso le difese anche di Harvey Milk (primo politico americano dichiaratamente gay) davanti alle campagne antigay dei suoi oppositori. Dan White voleva essere riammesso alla carica di consigliere comunale da cui aveva dato le dimissioni proprio per protesta contro Milk. Moscone rifiutò di reinserirlo e White lo uccise, uccidendo poi anche Milk.
George Moscone è un personaggio che continua ad essere celebrato a San Francisco come politico progressista che rivoluzionò la città, aprendola alla modernità. A lui è dedicato un centro congressi, il gigantesco Moscone Center che troneggia nel cuore di San Francisco.
Da questa incredibile storia è stato tratto anche il film “Milk” con Sean Penn.
Post 21 marzo 2017
"Che l'inse?" e' il celebre grido con cui il 5 dicembre 1746 il giovane Giovanbattista Perasso detto Balilla diede l'avvio alla rivolta contro gli occupanti dell'impero asburgico nel quartiere genovese di Portoria.
La popolazione venne incitata dal ragazzo a sollevarsi attraverso il lancio di un sasso contro le truppe invasori. Il 10 dicembre 1746 la città fu liberata dalle truppe austriache.
Post 20 marzo 2017
Oggi vi segnaliamo il libro: Magnifici Palazzi, vicoli senza sole di L. Sansone (Erga edizioni).
Il libro ripercorre la testimonianza, finora inedita in lingua italiana, di un doganiere francese di stanza a Genova tra il 1805 e il 1808, e costituisce un affresco vivido e vivace della vita cittadina, del folclore, della società genovese all'inizio del XIX secolo. Un modo per scoprire le bellezze di Genova guardando al passato.
La vita caotica dei caruggi e dei moli, le feste spensierate, i banchetti, i salotti aristocratici, il carnevale, le processioni religiose. È un viaggio straordinario a Genova all'inizio dell'Ottocento, che viene raccontato dalla voce di un diretto protagonista: un ragazzo attento e curioso, il francese Jacques Boucher. Doganiere di Napoleone, egli visse a Genova per tre anni, dal 1805 al 1808: in questo arco di tempo, visitando la città e la regione, da Sarzana a Sanremo, si innamorò della sua gente, della sua bellezza, dei suoi sapori.
Nelle lettere che indirizzò alla famiglia, egli racconta le proprie peripezie: assaggia le prelibatezze locali entusiasmandosi per un piatto di ravioli e per l’antenato del moderno minestrone; si perde nei vicoli e si intrufola nei palazzi; viene derubato e persino rapito; incontra nobili, mercanti e miserabili; è ospite dei Durazzo, del prefetto Chabrol e della Marchesa Brignole Sale; si divide tra tresche amorose e battaglie, tra le serate al teatro Sant'Agostino e la dura vita del doganiere.
Come scrive l'autore, «possiamo davvero dire che, con la sua penna immaginosa, Jacques Boucher ci consente di entrare in una Genova insolita, una città turbolenta e caotica, eppure affascinante, viva, bellissima: Genova la Superba».
Nella bellissima Chiavari ha il suo laboratorio Franco Casoni, l'ultimo intagliatore di polene. Un laboratorio incredibile dove grazie alla cortesia di Franco abbiamo scattato alcune foto. Ad ammirare le sue opere si entra in un'altra dimensione temporale . Mentre lo si osserva al lavoro la fantasia inevitabilmente naviga ....come una polena.
Post 18 marzo 2017
La storia della emigrazione ligure è un patrimonio di umanità che ci portiamo dentro. Zenet nasce per dare una mano a scoprire questo mondo. Se avete storie o aneddoti da raccontarci scriveteci su info@zenetligurinelmondo.org
Post 9 marzo 2017
Oggi vogliamo ricordare il grande Gilberto Govi (Genova, 22 ottobre 1885 – Genova, 28 aprile 1966)fondatore del teatro dialettale genovese, un attore dalla vis comica incomparabile, la sua capacità di entrare nei personaggi, che studiava dalla vita quotidiana, era talmente acuta che il pubblico era totalmente ipnotizzato da questi personaggi. Quando lui entrava in scena nella sua “maschera” il pubblico gli riservava un applauso a scena aperta che durava dei minuti tanto era il pathos di queste maschere che vivevano nell’equilibrio delicato tra ironia e autoironia. In una delle gag più celebri, “Gassetta e pumello”, esce perfettamente questo personaggio che rispetto alle controparti, è attraversato anche da una originale vena di ironica surrealtà che forse è una delle caratteristiche più belle e rare del carattere genovese…
Post 19 febbraio 2017
Blu Jeans... il blu di Genova... Jeane era il nome scritto su molti carichi di fustagno che, a partire dal Cinquecento, arrivavano a Londra dalla repubblica marinara di Genova allora al suo apogeo, diventando così il nome di questa tela molto apprezzata sul mercato inglese per la sua robustezza e il suo costo. Il Jean è stato raramente utilizzato anche come supporto per opere pittoriche. Al Museo Diocesano di Genova si trova un'opera mozzafiato del XV secolo, sono 14 paramenti sacri sulla Passione di Cristo.
Post 18 febbraio 2017
Lo sapevate che... Maciste nacque a Sant'Ilario? Il vero nome era Bartolomeo Pagano. Era un camallo al porto di Genova e fu notato da un regista per il suo eccezionale fisico... così esordì nel mondo del cinema con Cabiria (1914); Accanto al cimitero di Sant'Ilario sorge ancora la villa dove abitava e che porta il suo nome.
Post 8 febbraio 2017
"Paganini non ripete" è un'espressione della nostra lingua a cui si ricorre quando più o meno scherzosamente non si vogliono ridire parole già pronunciate. Ma cosa c'entra il grande violinista genovese? Tale espressione ha origine da un episodio avvenuto nel 1825, quando il musicista tenne un concerto di fronte al re Carlo Felice. Il sovrano, stupito dalla sua abilità, gli chiese di ripetere un brano che gli era piaciuto molto. Ma il violinista, che non seguiva quasi mai uno spartito perché amava improvvisare e che quindi non avrebbe potuto suonare due volte lo stesso pezzo, gli fece rispondere: "Paganini non replica!". II re non accolse bene questo rifiuto e condannò il violinista all'esilio per due anni.